Le psicoterapie: criteri di classificazione

Rivista di Psicosintesi Terapeutica – Anno V, Numero 9, Marzo 2004

LE PSICOTERAPIE: CRITERI DI CLASSIFICAZIONE

di Alberto Alberti

 

“la psicosintesi non è … un metodo esclusivo di terapia
… Può essere indicata … soprattutto come un atteggiamento
ed una lenta conquista verso la integrazione e la sintesi”.

Roberto Assagioli

 

La psicoterapia (o “terapia con mezzi psichici”) occupa oggi un campo così vasto che ci sembra utile, ai fini di potersi orientare, fare riferimento ad alcuni criteri di suddivisione.

La prima suddivisione è relativa al campo di applicazione:

  • psicoterapia generale: è la psicoterapia che dovrebbe essere applicata in ogni malattia, sia in quelle somatiche psicogene, sia in quelle primariamente somatiche che si riflettono secondariamente sulla psiche (in ogni malattia esiste un coefficiente psicologico); è il tipo di psicotera­pia che dovrebbe sempre accompagnare ogni intervento terapeutico (per es. del medico di base);
  • psicoterapia speciale: è la psicoterapia rivolta alla cura dei disturbi specificamente psichici (disturbi ansiosi, fobici, ossessivi, depressivi, isterici, deliranti, ecc.). Si tratta di una psicoterapia di tipo strutturato, che fa riferimento ad una teoria articolata, ed è svolta da uno psicotera­ peuta con preparazione specifica.

Una seconda distinzione può essere fatta in relazione al metodo o metodi usati:

  • psicoterapia analitica: utilizza prevalentemente tecniche di analisi della dimensione inconscia nei suoi vari livelli (inferiore, medio e superiore). Essa si basa sulla relazione terapeuta-paziente e sulla neces­sità di una presa di coscienza dei conflitti inconsci (delle loro cause e significati), nonché degli aspetti transferenziali (inconsci) della relazione terapeutica;
  • psicoterapia attiva: utilizza prevalentemente tecniche, che mirano ad eliminare attivamente i sintomi o alcuni disturbi specifici. Si muove a livello della coscienza e si fonda su di un rapporto di cooperazione cosciente e volontaria tra paziente e terapeuta;
  • psicoterapia integrale: si tratta di una psicoterapia inclusiva, che utilizza in modo sistematico e sinergico tutte le tecniche e metodi ritenuti necessari, sia di tipo analitico che attivo, al fine di realizzare uno specifico progetto terapeutico.

Una terza suddivisione è riferibile alla composizione del binomio paziente­ terapeuta:

  • psicoterapia individuale: è la psicoterapia basata su di un rapporto interpersonale tra due persone, il terapeuta e il paziente. A seconda del destinatario, nell’ambito della psicoterapia individuale, viene fatta di solito una distinzione a seconda se sia rivolta al bambino, alla persona adulta, oppure a soggetti psicotici;
  • psicoterapia di gruppo: è la psicoterapia fatta da un solo terapeuta per più pazienti. Nel suo ambito possiamo distinguere quella rivolta ad un gruppo selezionato di pazienti, oppure ad un nucleo familiare, od a particolari e già definiti gruppi sociali e istituzionali;
  • psicoterapia di coppia: è la psicoterapia fatta da un terapeuta per una singola coppia, e si propone di modificare gli schemi di interazione interpersonale tra i due partner;
  • psicoterapia in gruppo: è la psicoterapia fatta da più operatori per singoli pazienti. Si tratta di solito di un trattamento terapeutico-riabilitativo rivolto per lo più a soggetti affetti da gravi forme di psicosi, effettuato a livello istituzionale. La terapia è fatta da una equipe costituita da un gruppo di operatori con competenze ed attitudini diverse (psichiatra, psicoterapeuta, infermiere professionale, assistente sociale, educatore della riabilitazione, volontari, ecc.) per singoli pazienti, sulla base di specifici progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati;
  • gruppi di auto-aiuto: è una forma di autopsicoterapia svolta da un gruppo di soggetti, che si organizzano per aiutarsi e sostenersi reciprocamente in relazione a problemi comuni (per es. alcoolismo, patologie specifiche, ecc.). Il rapporto è di tipo orizzontale e paritetico, e manca la figura del terapeuta esterno.

Una quarta distinzione può essere fatta in relazione alla durata del trattamento:

  • psicoterapia a lungo termine: si intendono le “psicoterapie del profon­do”, che mirano ad una ricerca ed una presa di coscienza delle cause inconsce (“subcoscienti” e “supercoscienti”) dei disturbi e possono protrarsi anche per molti anni (psicoterapie ad orientamento psicodinamico);
  • psicoterapia breve: si tratta di psicoterapie che hanno una durata breve e definita, da alcuni giorni, a pochi mesi fino al massimo un anno (psicoterapie di solito direttive, centrate su di un sintomo, un problema relazionale o una situazione di crisi), o che utilizzano un numero limi­tato di sedute (di solito non più di dieci). Ne fanno parte le psicoterapie focali, gli interventi nella crisi, ecc.

Una quinta suddivisione, forse la più specifica dal punto di vista psicosintetico, è quella in relazione al fine perseguito:

  • psicoterapia di sostegno: essa mira a sostenere la personalità attuale del paziente, accettando i limiti dati dagli esiti (ritenuti irreversibili) di una patologia grave (psicosi cronica, ecc.), che hanno determinato una situazione di scarsa autonomia e di dipendenza. Si rinuncia insomma ad un vero cambiamento in senso progressivo: si tende ad accettare parte dell’involuzione, determinata dalla malattia, e si aiuta anche il paziente ad accettarla, considerando comunque che anche l’accettazione ha un valore evolutivo e trasformativo. Il fine è limitato, ma comunque importante: una “sintesi parziale e dipendente”, cioè la massima integrazione e autonomia possibile in una condizione generale di dipendenza (dalla famiglia, da una residenza sociale, da una residenza terapeuti­co-riabilitativa psichiatrica, da una comunità terapeutica, ecc.). Tale psicoterapia è centrata e polarizzata prevalentemente sulla coscienza e volontà dell’operatore (che si pone essenzialmente come “guida esterna” attiva e direttiva) più che sulla coscienza e volontà del paziente, le quali comunque, per principio, devono essere sempre ricercate, evocate e sviluppate al massimo grado realisticamente raggiungibile;
  • psicoterapia psicagogica: essa mira ad una “sintesi parziale ma autonoma”, centrata sulla dimensione media della personalità umana. Si lavora prevalentemente a livello della coscienza e dell’inconscio medio, cercando di migliorare l’efficienza e l’integrazione della personalità individuale, attraverso il rinforzo dell’Io nei suoi aspetti fonda­ mentali della coscienza e della volontà. Si cerca inoltre di realizzare una buona integrazione relazionale e sociale. Si utilizzano prevalentemente tecniche attive di educazione e sviluppo delle funzioni psichiche e di capacità nei rapporti interpersonali. Il rapporto tra terapeuta e paziente si svolge generalmente a livello di coscienza e volontarietà ed è di cooperazione. Può essere analizzato parzialmente l’inconscio infe­riore, quel tanto che basta per una sua integrazione nel campo della coscienza media del paziente, mantenendo per buona parte, e talvolta anche rinforzando, il meccanismo difensivo della rimozione. Può essere analizzato anche, in parte, l’inconscio superiore o supercosciente, anch’esso quel tanto che basta al fine di una sua possibilità di assimila­ zione nel campo della coscienza media;
  • psicoterapia ricostruttiva: si mira in questo caso ad una “sintesi ampia, elevata e profonda” della personalità umana, che comprende anche l’inconscio superiore, le potenzialità umane, la dimensione cosiddetta spirituale, i valori e significati ultimi. Per fare questo, è necessario un lavoro analitico che non si limiti alla parte cosciente e semiconsapevole della personalità, ma si estenda anche sia agli abissi (inconscio inferiore) sia alle vette dell’inconscio (supercosciente). È necessario analizzare e gradualmente dissolvere la strutturazione patologica della malattia situata nella parte inferiore dell’inconscio, rinforzare l’Io, la coscienza e la volontà nei suoi aspetti medi, al fine di ricevere, assimilare e sostenere i contenuti inconsci, ed infine dischiudere nuovi spazi e dimensioni dell’inconscio (contenuti e valori situati nel supercosciente: intuizioni, ispirazioni, spinte altruistiche, impulsi creativi, sentimenti spirituali, ecc.), al fine di reperire un centro unificatore il più elevato e ampio possibile, intorno al quale poter riorganizzare-ricostruire in modo armonico la personalità umana;

Possiamo, a questo punto, tentare una definizione generale della psicoterapia, secondo l’ottica psicosintetica, indicandola come:

“l’instaurarsi di una relazione umano-terapeutica (incontro) tra un uomo (o più) che soffre ed un uomo (o più) che cura, attraverso la quale viene utilizzato, in un arco variabile ma comunque definito di tempo e nell’ambito di un setting flessibile, un insieme di metodi e tecniche in modo sinergico e sistematico, in funzione di un fine elaborato in comune da chi soffre e da chi cura, e rappresentato in generale dalla comprensione-superamento della situazione di conflitto e sofferenza e dalla realizzazione di una integrazione e sintesi della personalità nel punto di maturazione più avanzato, realisticamente attuabile (processo evolutivo e di sintesi)”.

 

BIBLIOGRAFIA

Assagioli R., La psicoterapia, Società Editrice “Universo”, Roma.
Assagioli R., Sintesi nella psicoterapia (1964), in Rivista di Psicosintesi Tera­peutica, Anno II- Nuova Serie, n° 4, Settembre, Firenze 2001.
Bazzi T., Le psicoterapie, Ed. Rizzoli, Milano 1970.
Galimberti U., Dizionario di Psicologia, Ed. UTET, Torino 1994.